Freniamo tanta euforia

prof. Michele Benvenuto
(Segnali 23/4/98)

     E' di questi giorni, dopo oltre tre anni di silenzio, il gran parlare intorno a SCIPIONYX SAMNITICUS, ovvero quel caratteristico esemplare di DINOSAURO inizialmente svilito dal nome "CIRO".   Non si possono avere dubbi, dopo che eminenti esperti lo hanno esaminato, che si tratti di una forma, forse già sulla via dell'estinzione, di un "dinosauro" e, proprio per questo, il rinvenimento assume una importanza scientifica a livello mondiale.  Infatti l'esistenza del rettile nel territorio di PIETRAROIA sarebbe sconvolgente per la storia geologica dell'arco appenninico e, più ancora, della provincia di Benevento.  E' necessario sapere che le rocce che affiorano ad Ovest ed a Nord-Ovest del centro abitato del Comune di Pietraroia, attribuibili al Periodo Cretacico, rappresentano una formazione tanto caratteristica da essere definita ufficialmente come "calcari selciferi ed ittiolitici di Pietraroia "; le rocce circostanti, anch'esse attribuibili allo stesso Periodo Cretacico, sono costituite da calcari compatti e calcari dolomitici; entrambe hanno un'età media di circa 70 milioni di anni.  Si tratta di rocce di origine sedimentaria che si sono realizzate sul fondo dei mari per accumulo di sostanze diverse ma soprattutto per l'apporto del CaCO3 (carbonato di calcio) con cui gli animali marini foggiavano il proprio scheletro interno o esterno e che, con la morte, si depositavano sul fondo dei bacini. 
Proprio la datazione delle rocce esistenti in questa zona, stabilita in base alla presenza di caratteristici "fossili guida" e le modalità con cui le rocce stesse si sono realizzate lasciano, per la verità, qualche dubbio sul fatto che il rinvenimento dello SCIPIONYX SAMNITICUS sia avvenuto nel distretto paleontologico di Pietraroia. 
In effetti, nel tanto discorrere, non è stato mai affrontato scientificamente, o almeno non mi è stato dato di coglierlo, il problema del rinvenimento comparando la roccia che propone il piccolo dinosauro e quelle tanto caratteristiche di Pietraroia.  I miei dubbi nascono dal fatto che i Dinosauri, questi enormi sauri di cui gli attuali coccodrilli rappresentano i parenti più prossimi, sono vissuti nell'Era MESOZOICA facendo la loro comparsa nel Periodo Triassico, raggiungendo la massima evoluzione nel successivo Periodo Giurassico e scomparendo del tutto nel Periodo Cretacico; tutto questo in un arco di tempo valutato all'incirca tra 200 e 70 milioni di anni fa.  La maggior parte dei Dinosauri era erbivora ed ebbe tanta diffusione su tutta la Terra perché si ambientò in un clima caldo umido, al bordo di stagni o di laghi poco profondi, ove proliferavano folte vegetazioni di felci, cycadee, araucarie e conifere.  Quello, dunque che è certo, è che i Dinosauri non erano animali marini; non potevano, quindi, occuparne gli spazi e, in definitiva, i loro scheletri non possono trovarsi in rocce che si sono realizzate sul fondo dei mari siano stati essi poco o assai profondi.  L'abbondanza, al contrario, degli scheletri dei pesci teleostei che si rinvengono negli scisti ittiolitici di Pietraroia, alcuni dei quali si trovano in quell'orrendo spiazzo definito come PARCO PALEONTOLOGICO, non lascia dubbio sull'ambiente di sedimentazione di queste rocce; ambiente nel quale i Dinosauri non avrebbero potuto sopravvivere.  C'è ancora da aggiungere che l'età dei pesci e quella dei lamellibranchi che si rinvengono in questa meravigliosa oasi della Provincia di Benevento, è di gran lunga più recente rispetto a quella dei Dinosauri i quali, invece, a quell'epoca erano già del tutto scomparsi.  L'unità paleogeografica da cui deriva quella del MATESE-MONTE MGGIORE, e quindi l'area di PIETRAROIA, è la Piattaforma Carbonatica ABRUZZESE-CAMPANA; quest'ultima, che nella sua parte centrale assume spessori anche superiori ai 3.000 metri, nell'ERA MESOZOICA e, successivamente, nel PALEOCENE, costituiva un altofondo interposto tra il bacino LAGONEGRESE all'interno ed un bacino, ancor più esteso, quello MOLISANO posto all'esterno. 
Cercherò di essere più chiaro per coloro che non hanno sufficienti conoscenze geologiche e che mi leggono, volgendo uno sguardo a ritroso nel tempo.

Fg. 1
paleogeografia, mappa della terrad       
Mappa del pianeta Terra suddivisa in un primo livello dove risaltano zone  diversamente colorate che rappresentano le aree  emerse (continenti) nell'Era Mesozoica circondate dall'oceano. Un secondo livello sottostante al primo  riporta l'attuale collocazione dei continenti. In particolare nel primo livello separate dal mare : in rosso (in alto a sinistra) il profilo del continente nord Atlantico, in verde (in alto a destra) il profilo del continente Euroasiatico, in giallo (in basso al centro)  il continente Gondwana

Fig. 2
   paleogeografia, mappa dell'europad
Particolare del disegno precedente riferito ad una parte del continente Euroasiatico. Sul secondo livello é riportato l'attuale  profilo del bacino mediterraneo.

A ritroso, ma non troppo!!! Partiamo, infatti da appena 200 milioni di anni fa, ovvero dalla fine dell'ERA PALEOZOICA (durata circa 350 milioni di anni) epoca in cui la situazione delle Terre Emerse era, più o meno, così come riportato nella cartina che segue presa da:  G.DAL PIAZ - Corso di Geologia Vol.II° 

un CONTINENTE NORD-ATLANTICO costituito con quello che emergeva degli attuali Stati Uniti, del Canadà, delle Regioni Polari e dell'Europa Settentrionale; un CONTINENTE CINO-SIBERIANO o di ANGARA, separato dal precedente dalla grande geosinclinale corrispondente all'attuale Catena Uralica;  un CONTINENTE AUSTRALA o di GONDWANA che comprendeva l'attuale Brasile, l'Africa, la penisola Araba, l'India e che era separato dai CONTINENTI BOREALI dalla grandiosa geosinclinale mediterranea TETIDE o MARE MESOGEO.

All'epoca, dunque, alcuna traccia della nostra penisola italiana; troppo presto!!!  Le aree punteggiate (FIG.2) indicano terre emerse, quelle tratteggiate indicano i depositi marini del Muschelkalk. La successiva ERA, quella MESOZOICA, abbraccia un intervallo temporale variabile tra 120 e 150 milioni di anni; alla fine del primo Periodo, il TRIASSICO durato appena una quarantina di milioni di anni, la distribuzione delle terre emerse nel Continente Nord-Atlantico, non era dissimile da quella della fine del PALEOZOICO, come mostra la seguente cartina anch'essa presa da : G. DAL PIAZ - Corso di Geologia Vol.II
 
Anche qui, come è dato vedere, al posto della nostra ITALIA PENISULARE si estende ancora la geosinclinale mediterranea o TETIDE.  Sulle terre emerse si stabilivano, intanto, condizioni climatiche che rendevano possibili l'esistenza di aree desertiche cosparse di lagune e laghi salati.  Durante il successivo Periodo, il GIURASSICO, durato all'incirca 45 milioni di anni, hanno avuto la massima diffusione i DINOSAURI; emergevano alcune terre a Nord dell'arco Alpino che costituivano una barriera di isole tra il Bacino Germanico a Nord e quello Alpino a Sud, separando i sedimenti

Fig. 3
paleogeografia, mappa dell'europad
In tratteggio i terreni archeo-paleozoici, punteggiati i terreni del Periodo Triassico, in nero quelli del Giurassico. marnosi dei mari settentrionali da quelli calcarei della TETIDE la cui estensione era andata aumentando come è riprodotto nell'allegata Cartina. ( da M. GIGNOUX)

Ed allora, nasce spontaneo chiedersi e/o ritenere non troppo sostenibile il fatto che i DINOSAURI abbiano vagato nei mari MESOGEI o della TETIDE per essere incorporati, a morte avvenuta, nei sedimenti di tipo marino. 
Ed ecco perché, a causa del clima, la massima diffusione di questi rettili è avvenuta nelle terre all'epoca emerse e non certamente, in quelle sommerse. 1) formaz. Neritiche trasgressive;  2) craie;  3) formaz. Detritiche lagunari; 4) Fornaz. Zoogene (calcari); 5)formazioni batiali.  da G. DAL PIAZ - Corso di geologia Vol.II . Con la fine del successivo Periodo, il CRETACICO durato almeno 65 milioni di anni, e quindi con la chiusura dell'ERA MESOZOICA, siamo all'incirca a 80 milioni di anni fa, la situazione paleogeografica generale rimaneva pressoché invariata mentre si assisteva alla completa estinzione dei DINOSAURI.

Fig. 5

paleogeografia, mappa dell'italiad

Bisogna aspettare la fine del Periodo PLIOCENICO durato appena 5 milioni di anni, nella successiva ERA CENOZOICA durata complessivamente circa 65 milioni di anni, ovvero all'incirca 3 milioni di anni fa perché l'ITALIA PENISULARE assumesse la configurazione riportata nella sottostante Cartina ( presa da G. Dal Piaz - Corso di Geologia Vol.II) nella quale oltre alle terre emerse, è evidenziato ancora l'ampio dominio marino, ovvero l'altofondo tra il bacino Lagonegrese e quello Molisano. Scene ricorrenti in alcuni film sui Dinosauri, contengono un grave errore allorché ne propongono le lotte con l'UOMO; si tratta di effetti scenici che non tengono conto del fatto che l'UOMO è comparso soltanto 70¸ 80 milioni di anni dopo che questi enormi sauri si erano estinti.  Qui non stiamo al Cinema; ed allora è d'obbligo il confronto rigorosamente scientifico che porti alla giustificazione del rinvenimento di SCIPIONYX SAMNITICUS nell'agro di PIETRAROIA.